Prima del turismo, dell’arrivo di Angelo Rizzoli e della fortuna come location cinematografica , Ischia era già menzionata piuttosto spesso sulle testate di tutto il mondo, da giornalisti affascinati dalla bellezza del luogo quanto avvinti dalle sue contraddizioni. È il caso di William H. Stoneman, storico corrispondente del Pittsburgh Press morto nel 1987, una vita dedicata all’Italia meridionale fino al ritiro nel 1969, una via a lui dedicata a Caserta. Il giornalista statunitense ci offre una incredibile immagine dell’isola in un articolo datato 1 Novembre 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale.
Sono trascorsi quasi quattro mesi dallo Sbarco in Sicilia, e gli Alleati sono arrivati anche nel Golfo di Napoli. Ischia, scrive l’autore, è già un “luogo di bellezza di fama internazionale“, e tuttavia versa in terribili difficoltà: il governo militare americano (AMG) ha requisito due navi, rendendo i collegamenti con la terraferma quasi impossibili. È per questo che l’isola sembra versare in una situazione ancora più grave di quella delle altre località campane, e tuttavia sembra che in qualche modo essa rappresenti, in piccolo, ciò che in quelle settimane si sta verificando nell’intero Meridione. A partire dall’amministrazione, condotta dalle forze americane in collaborazione con un delegato del Governo Badoglio, un ricco banchiere in pensione che aveva sostituito l’estate scorsa l’amministratore del Partito Fascista, fuggito frettolosamente; altre difficoltà erano la malnutrizione (“adesso gli Ischitani mangiano meno che durante il Fascismo, perfino in tempi di guerra“), il blocco pressoché totale dei commerci e dei pagamenti lavorativi e pensionistici, dovuti alla chiusura delle banche.
A fronte di tutto ciò, tuttavia, la cronaca di Stoneman restituisce anche un’immagine ormai perduta della nostra isola: un territorio contadino abitato da poco più di 32.000 anime, dedito pressoché esclusivamente al commercio di vino e con un traffico quotidiano con il continente di circa 800 passeggeri. Il reporter ha piena fiducia nella prossima ripresa di Ischia e della sua popolazione: aveva ragione, considerando i decenni di fama internazionale e di splendore che attendevano l’Isola Verde in quel momento, e che noi rischiamo di essere gli ultimi a ricordare.