I racconti di guerra legati all’isola di Ischia sono nel segno di caduti per la patria ma anche di vicende a lieto fine. Tra queste, spiccano le incredibili peripezie del soldato baranese Pasquale Taliercio, che riuscì a riabbracciare la sua famiglia dopo che era stato creduto morto per dieci anni. A raccontarci una delle tante storie incredibili della prima guerra mondiale è l’edizione del 5 agosto 1925 del quotidiano “L’Avanti!”.
Come si legge sulle colonne del giornale socialista, il giovane ischitano giunse a Napoli il 4 agosto 1925 a bordo del piroscafo Montenegro, proveniente dalle coste orientali. La “via crucis” di Pasquale Taliercio iniziò nel 1916, in piena Grande Guerra. In quell’anno l’ischitano “prese parte alla prima occupazione di Gorizia. Ma qui venne fatto prigioniero ed inviato nel campo di prigionia di Mauthausen“, nell’attuale Austria. Qui Taliercio dovette fare i conti con il freddo e la fame, ma riuscì a fuggire e dunque a non fare la fine degli oltre 9 mila internati che morirono in quel campo. Evaso dal carcere, il soldato baranese trovò rifugio in Serbia, dove “si sobbarcò per vivere i più duri lavori”.
Taliercio non trova pace: odissea tra Austria, Serbia e Ungheria
Come altri racconti di guerra, la vicenda di Taliercio è segnata da mille peripezie. A pochi mesi dall’arrivo in Serbia, nel 1917, l’isolano conobbe nuovamente la prigionia ma riconquistò la libertà poco dopo. Si spostò così in Ungheria, dove “visse stentatamente lavorando alla riparazione dei tronchi ferroviari”.
Venuto a sapere della fine della guerra, il militare isclano “avrebbe voluto tornare in patria, ma non avendo i mezzi per un lungo viaggio si mise in cammino a piedi”, tornando nuovamente in Serbia. Nell’articolo è specificato che Taliercio si recò a Majestic, probabilmente un quartiere di Belgrado: lì sperava di trovare due ufficiali italiani, convocati in Serbia per rilevare la salma di un capitano. Niente da fare, però: il giovane isolano, infatti, “giunse quando già gli ufficiali erano partiti”.
La svolta e il ritorno a Ischia
Questa lunga e difficile avventura conobbe una svolta insperata nella seconda metà del 1925, quando Taliercio si recò a Bucarest, in Romania. Lì avvenne il decisivo incontro con il console italiano, che decise per il rimpatrio immediato.
Il giovane tornò così nella sua Barano, dove riabbracciò il padre Vincenzo, contadino, e lo zio Raffaele Taliercio. Quest’ultimo, nella prima metà del Novecento, fu politico di primo piano del comune noto per i Maronti e Nitrodi: negli anni Raffaele fu, infatti, assessore, consigliere, podestà e sindaco del paese. Una parentela importante per il giovane Pasquale, il cui miracoloso ritorno a casa fece il giro d’Italia: la notizia, infatti, venne riportata sempre il 5 agosto anche su altre testate nazionali come “La Stampa”.