Parli di accuse di stregoneria e pensi al Medioevo, a Torquemada. E invece ti ritrovi catapultato nella Ischia degli anni ’80. Oltre 30 anni fa un noto quotidiano italiano* riportava la storia di una ragazza ischitana denunciata per stregoneria dai familiari del proprio fidanzato.
Motivo della denuncia? Semplice, quanto inquietante: la giovane si recò a visitare il compagno e, non avendolo trovato in casa, avrebbe sparso sulla soglia dell’abitazione una polverina magica, apportatrice di disturbi fisici. Questa la versione riportata dai genitori alle forze dell’ordine, ovviamente sconcertate dalle accuse (come spiegava il quotidiano). Un episodio significativo, questo, specchio di un’isola superstiziosa, all’epoca – ma in parte ancora oggi – legata forse inconsapevolmente a credenze secolari che saranno interessanti per gli antropologi, ma che non lo sono di certo per bambini, adolescenti, donne, spesso vittime di un mondo che di magico ha (aveva?) ben poco.
* Non pubblichiamo il nome del quotidiano per non rimandare – basterebbe una semplice ricerca – all’identità della ragazza, che già a suo tempo avrà dovuto difendersi da un’accusa tanto assurda. Nel rispetto del diritto all’oblio, non riportiamo i riflettori su quella che adesso potrebbe essere una donna con famiglia e/o in carriera.