Pensare il colore come valore assoluto: questa la sfida che si pone Ernst Wilhelm Nay, grande esponente del cosiddetto “espressionismo astratto” ma soprattutto brillante teorico: nel suo lavoro del 1955, “Sul valore formale del colore”, l’artista cerca di ripensare in modo originale il rapporto tra il colore e la superficie, giustificando con le sue teorie estetiche l’evoluzione di uno stile che si è progressivamente spostato da cubismo fortemente ispirato da Matisse a un linguaggio sempre più personale.

Il nome di Nay si aggiunge a quelli di tanti altri artisti italiani e internazionali, accomunati dal fatto di aver trascorso un periodo più o meno lungo a Ischia. Nel caso del pittore tedesco si tratta solo di due estati, quella del ’60 e del ’62, spese discretamente sull’Isola a lavorare ad alcuni acquerelli. Eppure l’isola lascerà un segno indelebile sul pittore: nelle sue lettere essa appare, insieme a Mykonos e alla Sicilia, nella triade di luoghi che gli hanno insegnato la “trascendenza dello Ctonio”, espressione con cui probabilmente Nay si riferisce alle suggestioni profonde del paesaggio vulcanico e della natura incontaminata. Proprio in quegli anni Nay dipingerà, infatti, alcune opere astratte visibilmente ispirate al mondo sotterraneo e vulcanico che Ischia e la Sicilia gli hanno suggerito.

Nato nel 1902 a Berlino, il giovane Ernst ha studiato sotto la direzione di Karl Hofer, per poi perfezionarsi con numerosi viaggi in Italia e in Francia. Nel 1933, quando è ormai un artista affermato in patria e all’estero, un suo dipinto viene duramente attaccato dal “Völkischer Beobachter”, il quotidiano del Partito Nazionalsocialista: una persecuzione che culminerà nel 1937 con l’inserimento di due suoi lavori nella mostra “Arte Degenerata” a Monaco, episodio che convincerà Nay ad abbandonare la Germania. Si rifugia in Scandinavia, sostenuto economicamente dal pittore Edvard Munch, per poi riprendere i suoi viaggi in Francia e in tutta Europa. Al 1943 risalgono gli incontri con Kandinsky e con Ernst Jünger, poco prima della distruzione totale del suo atelier berlinese a causa dei bombardamenti.
Negli anni successivi alla guerra lo stile del pittore si evolve, passando progressivamente a contenuti più astratti e approdando alla fase delle cosiddette “immagini ritmiche“. Da qui il passo verso le pure composizioni cromatiche è molto breve: Nay compie numerosi viaggi in giro per la Germania, e nel 1956 crea su commissione della Albert-Ludwigs Universität di Friburgo uno dei suoi massimi capolavori: “Das Freiburger Bild“.

Da lì i suoi viaggi si fanno internazionali: l’anno dopo vola a New York, per poi alternare lunghi periodi fuori dall’Europa a viaggi in Grecia e in Italia. Le due estati a Ischia si collocano nel momento in cui il suo stile è già pienamente sviluppato: gli acquerelli ischitani sono un esempio perfetto della produzione matura di Nay, in cui la scelta del ritmo astratto dei colori si fonde con la ricerca formale. L’artista morirà l’8 Aprile 1968 a Colonia.