I Mussolini a Ischia, una storia che non può essere ignorata. Sul tema, il 13 Ottobre 1946, usciva sul Palm Beach Post un ispirato articolo di Frank Brutto, inviato in Italia per il giornale statunitense. Il giornalista inizia descrivendo una Forio bianca e assolata, “più simile a un villaggio africano che a un paese italiano”. Una Forio dove i pomodori sono allineati in lunghi pendoli a seccare e le reti per catturare le quaglie sventolano nella luce del tardo pomeriggio. Il motivo della visita è molto preciso: andare a trovare Donna Rachele e i suoi due figli, Romano e Anna Maria Mussolini, per vedere cosa fanno e come vivono dopo il primo anno di confino.
I Mussolini a Ischia: l’articolo sul Palm Beach Post
Dal Luglio 1945 i tre reduci della famiglia del Duce sono costretti sull’Isola d’Ischia, nessuna notizia su di loro dall’internamento per tre mesi nel campo di Terni a opera degli Inglesi, immediatamente precedente alla trasferta sull’Isola Verde.
Anni dopo, prima che nel ’57 arrivi il permesso di tornare sul continente, il celebre giornalista Bruno D’Agostini otterrà un’intervista esclusiva con la vedova Mussolini: ma per il momento tutto ciò che si sa è affidato a dicerie e all’opera di sparuti giornalisti. Tra questi il nostro Brutto, che torna dall’inchiesta con un’immagine piuttosto desolante: i ragazzi fanno poco, Donna Rachele non fa nulla. Lo dicono i paesani, in particolare Giovanni Del Deo, il proprietario del ristorante “Il Torrione”, dove Anna Maria e Romano si fanno vedere spesso per trascorrere il tempo e – nel caso del giovane Mussolini – per suonare la fisarmonica. In quel momento i ragazzi hanno 19 e 17 anni: robusto e abbronzato lui, più somigliante al padre – secondo l’inviato – lei, che secondo alcuni passanti lavorerebbe di tanto in tanto servendo ai tavoli in una taverna.
Romano Mussolini e l’amore per il Jazz. Un ischitano ricorda il duce…
L’articolo non riporta parole della madre – si aprirà solo con D’Agostini e poi, più in là, con un libro di memorie e diverse interviste -, ma testimonia la passione per la musica di Romano, destinato a diventare un jazzista di fama e a scollegare il proprio destino da quello del nome che porta. Suona Duke Ellington per il giornalista, tradendo una certa influenza del Boogie Woogie, e poi si va tutti a casa, dove la testimonianza di Brutto ci racconta un tipico soggiorno da famiglia borghese di quegli anni: un pianoforte, dei dipinti (tra cui una riproduzione de L’Ultima Cena) e un ambiente sobrio, non fosse per le foto e le illustrazioni del Duce che campeggiano ovunque.
Poco più tardi Frank Brutto scenderà in paese e si soffermerà per qualche minuto a parlare con un vecchio signore all’angolo di un barbiere, aiutato dal procuratore responsabile della famiglia Mussolini a Ischia, il signor Formichella: cosa pensano i Foriani di quella presenza ingombrante nel paese? Il vecchio sembra non capire, poi vede Anna Maria passare con disinvoltura davanti al negozio e lancia un commento distratto: “Ah, lui? È stato la nostra rovina”, dice, ma riprende subito a parlare della sua rete, e della possibilità di catturare qualche quaglia. Allora, come oggi, gli Ischitani avevano altro a cui pensare.