Raffaele Lupoli (1932-2015) è stato uno dei grandi talenti del calcio ischitano, bandiera da giocatore, allenatore e dirigente dell’Ischia e dell’Aenaria. Mai una polemica, mai una parola fuori posto. Una persona vecchio stampo, un educatore, fu prima di tutto uno dei pionieri che calcarono il Rispoli negli anni ’50. Era l’Ischia Calcio di Filippo Ferrandino, con cui Lupoli esordì nella stagione 1949-50. Lui era uno dei tanti ragazzi di Villa Bagni, frazione del comune capoluogo dove l’Ischia fu fondata e dove all’epoca aveva sede. Era la mezzala con il numero 10 sulle spalle, fascia da capitano al braccio, visione di gioco straordinaria, ottima tecnica e tiro potentissimo. Proverbiali erano i suoi calci da fermo.
Dopo i tanti anni in Promozione con l’Ischia, iniziò poi l’avventura con l’Aenaria, dal 61 al 63, nel ruolo di giocatore e allenatore: nel secondo anno i lacchesi, che militavano in Promozione, finirono il campionato al sesto posto, addirittura davanti all’Ischia. Dal 63 al 65 la prima esperienza sulla panchina proprio dell’Ischia, in compagnia dell’altra bandiera Ciro Barile: i due portarono la squadra nuovamente in Serie D. Sempre negli anni ’60, Lupoli si segnala alla guida dell’Us Procida. Nel 72-73 fu, questa volta da solo, di nuovo sulla panchina dell’Ischia, finendo il campionato al 13esimo posto in Serie D.
Lupoli, dipendente Asl, non ha mai lasciato il calcio: prima di ritornare a Lacco Ameno, dove negli ultimi anni non ebbe parte attiva, Raffaele legò il suo nome all’Ischia (e per un periodo anche al Procida), tra i ’70 e gli ’80, facendo per anni da coordinatore tecnico delle giovanili e responsabile dei ragazzi dai 10 ai 13 anni. Di lui si ricordano centinaia e centinaia di ex ragazzini, che porteranno per sempre la sua lezione: prima la pagella, l’educazione, la stima, il gruppo. E poi il pallone. (C.M.)