Ischia, isola delle terme e della bellezza. Da sempre. Sono secoli, infatti, ben prima del boom turistico che ha cambiato la sua storia, che Ischia viene identificata come meta da scegliere per ritemprare lo spirito e il corpo grazie alle sue eccellenze naturali. A dimostrarlo anche un’opera monumentale come “Il Mediterraneo illustrato, le sue isole e le sue spiagge“, firmata da Malagoli Vecchi e Pellè: nella voce dedicata, l’isola verde – nonostante prevedibili pecche in fatto di organizzazione e servizi – viene descritta come località da non perdere, dalle innumerevoli peculiarità e paragonabile all’isola di Wight.
Ecco la voce dedicata a Ischia:
Ischia, la Aenaria degli antichi, la cui candida tunica attesta l’innocenza. Ha circa dieci miglia di circuito, e la sua popolazione ascende a venti mila abitanti. È montuosissima e fertile in buon vino; ha varie miniere di ferro e d’oro; le sue valli sono irrigate da molti fiumicelli che scaturiscono dalle loro sorgenti in romorose cascate; i suoi giardini pensili son deliziosi e producono eccellenti frutti; le sue acque termali e le grotte sudorifiche attirano moltissimi bagnatori. Anche il re delle Due Sicilie ha voluto avere in Ischia una residenza estiva; l’ultimo re di Napoli quivi recavasi più volentieri che altrove a finire la sua villeggiatura. Sotto sì bel cielo, in mezzo a sì ricca vegetazione, circondato da un mare sì tranquillo, lo spirito di riposa, e si ristabilisce l’equilibrio in tutto il corpo.
Non chiedere ad Ischia i romorosi piaceri d’Ems o di Baden, sale di conversazione, il giuoco della rollina, feste sontuose, equipaggi magnifici, clamorose corse a cavallo; essa ti risponderebbe spensierata: “Io non so nulla di tutto questo! Prendi le mie acque, ciba i miei prodotti; discorri le mie uve, e ricupererai la salute”. Infatti non ritorna un malato da Ischia; e coloro che godono buona salute, dopo una dimora di poche settimane, stanno anche meglio.
Dalla cima del Monte Epomeo, il più alto dell’isola, scopresi un immenso orizzonte, appena circoscritto dal mare, dall’Etna e dal Vesuvio. I grandi scogli isolani che appariscono fuor del mare come altrettante sentinelle, lungo le coste della Calabria, somigliano agli aghi dell’isola di Wight in Inghilterra, abbenché dissimili di colore e sostanza; ma il mare, tranquillo, imponente e maestoso, non ha pari in verun’altra parte; bisogna vedere, e poi morire, il golfo di Napoli, con tutte le sue ricche decorazioni.
La capitale d’Ischia è una piccola città di cinque mila abitanti che ha dato il nome all’isola, o che lo ha preso da lei. il castello d’Ischia è messo sopra un promontorio altissimo, di foggia vulcanico, ch’è stato violentemente distaccato dalla catena principale, e che l’arte ha di bel nuovo unito ad essa per mezzo di un ponte che non manca di ardimento. Risiede in Ischia un vescovo, suffraganeo dell’archivescovo di Napoli, ed assai ben provveduto. Oltre la chiesa cattedrale, sonovi tre parrocchie e un convento di religiose. Per l’addietro Ischia aveva tre vulcani attivissimi, e la loro eruzione del 1031 cagionò gravi danni alla città ed ai piccoli borghi sparsi nell’interno della città.
Ischia è celebre per esservisi ritirato Alfonso, figlio di Ferdinando, re di Napoli, nel 1493, dopo essere stato detronizzato.