La Festa di Sant’Anna a Ischia si tiene ogni fine di luglio nella baia tra Cartaromana e Ischia Ponte. Conosciuta negli ultimi anni come “La festa a mare agli scogli di Sant’Anna”, la manifestazione affonda le sue radici nel primo Novecento e conosce il culmine il 26 luglio. In questo giorno, “da calendario” dedicato alla santa, sono in programma la sfilata a mare delle barche allegoriche (vere e proprie scenografie galleggianti in competizione per l’ambito primo premio), il magico incendio del castello aragonese e i fuochi d’artificio.
I momenti più importanti della festa
La Festa di Sant’Anna, giunta nel 2019 alla sua ottantasettesima edizione, rappresenta una grande attrazione turistica. Non a caso, in molti giungono sull’isola solo per questo evento.
Negli ultimi anni, la manifestazione è caratterizzata da tre momenti diversi. Ad aprire le danze, nei primi giorni, sono gli eventi musicali al piazzale delle alghe e le iniziative per bambini e adulti, tra divertimento e arte, previsti nel borgo di Ischia Ponte. Il 25 luglio, invece, è il giorno dedicato alla processione delle partorienti (che vedremo dopo nello specifico), mentre il 26 è quello dedicato agli eventi clou come la sfilata e l’incendio. Proprio nell’ultima serata è ormai prassi, oltre alla presenza di un presentatore, l’utilizzo di disegno luci altamente suggestive e una voce narrante (nel 2019 il ruolo è stato affidato all’attore Giancarlo Giannini).
L’incendio del Castello e la canzone Blue Dolphin
Partiamo dalla fine. L’incendio del Castello Aragonese è il momento che, insieme allo spettacolo di fuochi, chiude la festa di Sant’Anna. Si tratta di una rievocazione nel segno di vicende belliche. Secondo la versione ufficiale, con l’incendio si ricordano i cannoneggiamenti degli inglesi, che nel 1809 danneggiarono pesantemente il castello. Un’altra versione fa riferimento non solo agli eventi di inizio ottocento, ma anche ai frequenti attacchi dei pirati tra il 1500 e il 1600.
Mentre il Castello Aragonese è avvolto dalle fiamme, in sottofondo c’è – ormai da decenni – una canzone del compositore e pianista Stephen Schlaks intitolata “Blue Dolphin“. Il pezzo, diventato ormai l’inno della manifestazione, è stato pubblicato nel 1975 e fa parte dell’album d’esordio “…Sì ci sono anch’io”.
Le barche allegoriche: uno spettacolo tutto ischitano
Una sorta di carnevale acquatico, come è stato rinominato per alcuni anni. A qualcuno ricorderà un carnevale di Venezia sul mare, ma in realtà la sfilata di barche allegoriche conserva tratti prettamente ischitani. Questo non tanto per i temi, che hanno toccato anche ambiti non isclani, ma per le peculiarità delle imbarcazioni, che trasudano insularità e sono all’insegna di eccellenze artigianali e artistiche ischitane di assoluto spessore.
La sfilata si tiene dalle 21.00 del 26 luglio e occupa quasi tutta l’ultima serata, dal momento che dura circa tre ore. Le barche sono in competizione per l’ambito primo premio, deciso da una giuria composta generalmente da esperti in architettura, design, scienze umanistiche e da personaggi che hanno fatto la storia della manifestazione.
In più sono in palio dei premi collaterali
- Premio Funiciello per il miglior bozzetto.
- Premio Andrea Di Massa per la complessità realizzativa e la maggiore innovazione scenografica. Viene assegnato da una giuria tecnica ed è in memoria di uno dei migliori costruttori della storia della festa di Sant’Anna di Ischia.
- Premio Nerone (al secolo Giovan Giuseppe Sorrentino). La famiglia Sorrentino valuta la barca che ha interpretato al meglio lo spirito della manifestazione.
- Premio Domenico Di Meglio. Dedicato allo storico giornalista ischitano, il premio è deciso dal pubblico. Originariamente si decideva con il classico applausometro, adesso invece il voto si esprime con la torcia dello smartphone.
La processione delle partorienti, tra tradizione e religiosità
Un altro momento suggestivo della festa è la processione via mare della partorienti, che si tiene il 25 luglio sempre nello specchio acqueo di Cartaromana.
Si tratta di una rievocazione di una antica tradizione tutta ischitana. Si invoca la santa, protettrice delle partorienti, per una gravidanza senza problemi o per avere una grazia alla luce di un parto che si preannuncia difficile. Come le famiglie ischitane di un tempo sulle barche di pescatori, le donne in dolce attesa raggiungono via mare la Chiesetta di Sant’Anna a Cartaromana, nei pressi della Torre di Guevara (detta, per l’appunto, anche di Sant’Anna). La partenza è generalmente alle 19.00 dal pontile della Corteglia. Mezz’ora dopo si tiene la messa celebrata dal vescovo di Ischia.
Dove vedere la Festa di Sant’Anna, il 26 luglio
Si può partecipare alla Festa di Sant’Anna di Ischia in diversi modi. Il 26 luglio, se non siete muniti di barca e amate l’allegra confusione delle feste di paese, è consigliabile che vi rechiate al borgo di Ischia Ponte. Potete godervi i diversi momenti della manifestazione dal pontile aragonese, dal piazzale delle alghe oppure trovando spazio sui relativi scogli.
Per chi vuole più tranquillità e vuole vivere al meglio l’incendio del Castello e lo spettacolo dei fuochi pirotecnici, è consigliabile cercare posto nella caratteristica e nascosta via Soronzano. Si tratta di una zona ideale per fare foto suggestive.
Meno coinvolgente, ma comunque da provare, è assistere ai vari spettacoli da Cartaromana oppure da zone ancora più lontane come Piano Liguori (nei pressi di Campagnano) e Fiaiano.
Chiaramente, gli spettatori privilegiati sono quelli che hanno a disposizione una imbarcazione: non sono in pochi che, con i dovuti permessi, organizzano una classica festa in barca, provenendo da Napoli e non solo da tutta l’isola.
La storia di una festa antichissima. Come nasce la manifestazione
La festa di Sant’Anna deve le sue origini non solo a eventi storici, ma soprattutto a una serie di tradizioni e consuetudini che hanno caratterizzato per secoli il 26 luglio ischitano. Parliamo, in prima istanza, di riti propiziatori per scandire i cicli della vita e della natura (tra nascita, morte e un occhio al raccolto). Riti, questi, nel segno di fuochi appiccati sulle colline di Cartaromana, Soronzano e Campagnano. Una tradizione che all’interno della festa veniva un tempo rinnovata con falò controllati e l’ausilio delle “lampetelle”, queste ultime utilizzate ancora oggi per rievocare questi riti particolari.
Le ricostruzioni sulle origini della Festa di Sant’Anna
A consuetudini di stampo (sostanzialmente) pagano se ne affiancano, e spesso si sovrappongono, altre di carattere cristiano come l’invocazione della Santa. Secondo la ricostruzione ufficiale degli organizzatori, molto prima del 1932, il 26 luglio sera era nel segno di famiglie isolane che – a bordo di barche di pescatori – si recavano proprio davanti alla chiesetta di Sant’Anna per recitare il Rosario e chiedere la grazia per una gravidanza tranquilla. Al termine del momento sacro, gli ischitani cenavano sulle imbarcazioni e da qui sarebbe nata l’idea di addobbare le barche. Nello specifico, alla luce del numero sempre crescente di persone che si recavano a Cartaromana in barca per celebrare la santa, nacque un comitato con l’intenzione di allietare quegli ischitani con spettacoli sul mare.
Secondo un’altra ricostruzione, che si può leggere nel libro di Benedetto Valentino “Ischia, l’isola di Mussolini”, la sagra del mare non nacque a seguito di un’usanza legata alla religione. La festa di Sant’Anna di Ischia avrebbe avuto il via negli anni ’30 per una forte spinta del partito Fascista e a seguito di una fusione tra una regata che si teneva al porto di Ischia (con tanto di iniziale sfilata di barche addobbate) e una serie di eventi ischiapontesi dedicati in realtà a San Giovan Giuseppe della Croce. Sullo sfondo, l’intenzione di divertirsi e divertire.
Festa di Sant’Anna a Ischia, una storia nel segno (anche) del cibo
La celebre manifestazione dedicata alla protettrice delle partorienti è sinonimo anche di gastronomia tradizionale. Già nei secoli scorsi, al termine del rosario che si teneva la sera del 26, si racconta che gli isolani consumavano in mare, sulle barche, una cena a base di coniglio all’ischitana e parmigiana di melanzane, con tanto di vino paesano. Una tradizione, questo è sicuro, arrivata fino ai giorni nostri: unica, vera, variazione sul tema la presenza costante nel menù – da almeno cinquant’anni a questa parte – di chili e chili (!) di angurie.
Simboli e caratteristiche della festa
“La festa a mare agli scogli di Sant’Anna” esalta e racconta un luogo magico come lo specchio acqueo tra il Castello Aragonese e la baia di Cartaromana. Un luogo magico nel segno non solo del Castello, inespugnabile per secoli e rifugio anche del popolo in tempi di incursioni piratesche, ma anche della nobile Torre di Guevara, della vicina chiesetta di Sant’Anna e dell’antico cimitero per le vittime del colera (cimitero che, insieme al castello, ispirò Arnold Böcklin per la sua celebre “L’isola dei morti”). Già solo i luoghi della festa raccontano il ciclo della vita, raccontano la storia dell’isola verde e quella enigmatica di una antica città sommersa come Aenaria, resa ancora più celebre dai recenti scavi archeologici.