Il disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986 ha segnato la storia recente del nostro pianeta, mettendo paura – ma senza particolari conseguenze – anche a realtà lontane come l’Italia e addirittura l’isola d’Ischia. L’esplosione del reattore nucleare situato nella cittadina di Pryp”jat’, nell’allora Unione Sovietica, causò un disastro di proporzioni vastissime. Parliamo di migliaia e migliaia di morti e deformazioni congenite nell’immediato e negli anni a venire, con le radiazioni che colpirono non solo Ucraina e zone limitrofe ma – in misura ovviamente minore – anche l’Europa meridionale e l’Asia.
Per questi motivi può essere accolta con curiosità ma certamente non ritenuta assurda la richiesta di risarcimento danni formulata, nel maggio 1986, da una contadina di Ischia ai danni di Andrei Gromiko, allora ministro degli esteri dell’URSS.
La denuncia da Ischia: Gromiko doveva comparire davanti al pretore
Come si legge nell’articolo de La Stampa del 6 maggio 1986, “una coltivatrice diretta di Ischia, Maria Di Meglio, ha citato in giudizio Andrej Gromiko per il risarcimento dei danni provocati al suo fondo dalle esalazioni di radioattività causate dall’incidente nella centrale di Chernobyl”.
Il legale della signora Di Meglio, avv. Cappello, citava l’articolo 2050 sulla responsabilità civile. Nello specifico: “Chiunque cagiona danni ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa per sua natura o per la natura dei mezzi adoperati è tenuto al risarcimento se non prova di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno”. Per questo la Di Meglio chiese “il risarcimento di un milione e centomila lire per il danneggiamento delle varie specie di verdura coltivate sul fondo. Per Gromiko, anche la richiesta di comparire “davanti al pretore di Ischia nell’udienza del 22 ottobre 1986”.
Il risarcimento danni non nacque dal nulla. In Italia ci fu paura
La notizia potrebbe fare sorridere qualcuno, oggi, ma in Italia fu grande la paura per gli effetti nefasti della nube radioattiva di Chernobyl. Nei primi giorni del maggio 1986 vennero resi noti dati che evidenziavano la presenza di radionuclidi in molte zone d’Italia. Fu così che per alcune settimane – in alcune città italiane, soprattutto del nord – venne vietato il consumo di latte e insalata, successivamente ne venne sconsigliato il consumo a bambini e donne incinte. Insomma, le preoccupazioni della signora Maria da Ischia non furono del tutto infondate.