Aldo Pagliacci, il “De Chirico” innamorato di Ischia

Aldo Pagliacci (San Severo, 1913 – Forio d’Ischia, 1990), pittore difficile da catalogare, grande viaggiatore e personalità decisamente particolare, è solo uno dei tanti artisti che nel secolo scorso legano il proprio nome all’isola d’Ischia. Come i vari Auden, Capote, Bargheer, Henze, Gilles, anche lui sbarca a Forio nei primi anni cinquanta: dal carattere schivo e difficile, amante dell’alcol, è uno degli artisti che caratterizza il “Bar Internazionale“.

Legato all’esperienza al Bar di Maria Senese è la preparazione dei celebri “Scherzi di Carnevale“, quadri messi in palio per la lotteria organizzata in occasione della festa. A realizzare le opere, con Aldo Pagliacci, sono il pittore americano Carlyle Brown, Margherita Russo, Leonardo Cremonini ed Edoardo Bergheer.

Scherzo di Carnevale arte Ischia Pagliacci
Carlyle Brown – Aldo Pagliacci, Leonardo Cremonini – Margherita Russo – Edoardo Bargheer: Scherzo di carnevale. Olio, 1954-55. Collezione di Maria Senese, Forio d’Ischia.

Aldo Pagliacci, il pittore che morì nell’amata Forio, a Ischia. La sua arte, avvicinata al surrealismo ma difficile da catalogare, è conosciuta in tutto il mondo: soprattutto nelle Americhe, tanto che una sua opera fu pubblicata nel celeberrimo periodico “Life”.

L’amore per Forio di un’artista eclettico

Aldo Pagliacci viaggia molto, come vedremo in seguito. Ma non può farci niente, porta Forio nel cuore. Tanto che decide di passare gli ultimi anni della sua vita proprio nel comune foriano. Il suo quartier generale è una casa in via Spinesante, che poi lascerà per spostarsi in via San Giovanni, circondato dai numerosi gatti (i suoi animali preferiti), da alberi di limoni e di arance. A testimoniare la lunga permanenza a Ischia e il luogo dove sorgeva la sua dimora nel 1974 è la carta di identità dell’artista, un documento di grande importanza inviatoci dal lettore Gerardo Calise.

Aldo Pagliacci Ischia carta di identità
Il documento di identità di Aldo Pagliacci (si ringrazia Gerardo Calise)

La morte nel 1990. Le elezioni con il Partito Comunista

Gli ultimi sono anni difficili per Aldo Pagliacci. Gli acciacchi si fanno sempre più insostenibili, tanto da subire anche l’amputazione di una gamba. Nonostante questo supporta i suoi amici comunisti, candidandosi alle comunali foriane del 6 e 7 maggio 1990 nelle fila del PCI. Quelle elezioni, però, non potrà viverle: muore il 20 aprile al Rizzoli di Lacco Ameno, dopo giorni di ricovero, stroncato a 77 anni dai postumi di un’influenza. Curiosamente il pittore risulta comunque tra i candidati del Partito Comunista per quelle elezioni foriane, totalizzando 5 voti.

«I funerali – così su ‘L’Unità’ del giorno seguente – si svolgeranno oggi alle 11 nella basilica di Loreto di Forio per iniziativa dei suoi amici ischitani. La salma sarà tumulata per volere dell’artista nel cimitero di Forio». La tomba di Pagliacci, diversamente da quanto sostengono altri in paese e su altri siti di informazione (errore in cui siamo caduti inizialmente anche noi), si trova per l’appunto nel cimitero foriano. Niente fossa comune, dunque, come possiamo notare dall’immagine inviataci da Emanuela Matarese.

tomba aldo pagliacci
Foto di Emanuela Matarese

Un artista di sinistra: il sostegno al Vietnam

Chi conosce Aldo Pagliacci non sarà rimasto sorpreso dalla sua militanza tra i comunisti di Forio. Le posizioni vicine all’anarchismo e all’estrema sinistra non sono per niente una novità, tanto da essere un suo tratto peculiare sin dalla giovinezza. In tal senso, ci viene in supporto l’edizione de ‘L’Unità’ del 4 maggio 1965, dove il nome di Pagliacci figura tra i sostenitori dell’iniziativa dei medici italiani per l’invio di un ospedale da campo nel Vietnam, a favore del popolo asiatico.

Aldo Pagliacci, la sua carriera: il successo in America

Nato in provincia di Foggia, cresce a Pesaro, dove – supportato da un talento innato – intraprende gli studi artistici. All’età di 20 anni, dopo esposizioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, inizia la sua avventura in giro per il mondo: prima tappa l’Africa, l’Etiopia, dove partecipa alla campagna coloniale e nel settembre 1939 è fatto prigioniero in un campo di concentramento in Rhodesia (precisamente a Umvuma, adesso Mvuma, in Zimbabwe).

Terminata questa esperienza, che segnerà la sua arte, il suo girovagare può continuare: predilige l’Africa e soprattutto l’America Latina, come testimoniano i soggiorni in Brasile, Argentina, Cile, Perù, Messico, Bolivia, Venezuela. Macina chilometri su chilometri, insomma, e con lui la sua arte: le opere di Pagliacci vengono esposte in gallerie e musei del Sud e del Centro America.

1965 arlecchino con bicicletta

I suoi lavori sono particolarmente apprezzati negli ambienti artistici degli Stati Uniti d’America: non a caso un’opera del pittore italiano è pubblicata sulla celeberrima rivista “Life”, altre trovano spazio su periodici come il Sarasota Herald-Tribune e il Palm Beach Daily News.

Gli apprezzamenti della critica: il paragone con De Chirico

La critica spesso lo paragona ad uno dei maestri dell’arte del Novecento: «Ambienti, architettura e figure umane sospese in un clima da realismo magico, da attesa non proprio metafisica ma che pur deve qualcosa al senso del tempo di Giorgio De Chirico», si legge su ‘L’Unità’ del 15 gennaio 1988.

L’arte di Pagliacci, però, non è di facile catalogazione. Per il critico Libero De Libero, il pittore «non soffre d’incubi né di ossessioni, la sua meraviglia di visionario non è la morbosa rivivescenza di sogni panurgici che potrebbe confonderlo con certi surrealisti di maniera». Non a caso la critica gli riconosce una struttura compositivo-cromatica di tipo quasi rinascimentale. Per Pietro Paolo Zivelli, Pagliacci legge «con gli occhi del realismo, rifuggendo da qualsiasi fingimento esotico e fuorviante», anche se non manca comunque il «piglio surreale (che) riaffiora spesso nelle sue opere». Tra «un uovo gigantesco (che) trasuda glutine e sangue» e «angoli di Forio in apocalittiche luci-lampi», trovano spazio gatti, arlecchini, donne, le sue donne. «La sua pittura – sentenzia Zivelli – è spesso provocatoria, sfiora la satira». Fu anche incisore e liutaio.

LOVERS ROWS 1967

De Chirico e Aldo Pagliacci: una mostra insieme a Ischia negli anni ’50

Corriere della sera Aldo Pagliacci in mostra con De Chirico
L’articolo del corriere della sera del 21 agosto 1958 in cui si parla della mostra di Aldo Pagliacci

L’arte di Aldo Pagliacci è stata a più riprese avvicinata al surrealismo, come dicevamo. Simbolicamente, nell’agosto del 1958, il pittore di origini sanseveresi fu il protagonista di una mostra proprio nella sua amata Ischia con artisti del calibro di Giorgio De Chirico e Jean Cocteau.

Aldo Pagliacci, il “De Chirico” innamorato di Ischia

6 commenti su “Aldo Pagliacci, il “De Chirico” innamorato di Ischia

  1. i resti del nostro grande pittore non sono affatto nella fossa comunale…si vede che non fate mai una passeggiata nella pace del cimitero di Forio. E’ stato tumulato in una bella nicchia con tutti gli onori..per chi vuole vederla: a destra del cimitero dietro al primo corridoio in alto si trova lui con il suo sornione sorriso,,,saluti!

  2. Grazie mille per la segnalazione. Per il momento ci limitiamo a modificare l’articolo, in attesa di una visita al cimitero o di una documentazione fotografica.

    Attenzione, però, quella della fossa comune è una versione molto diffusa, su internet e soprattutto tra la gente, evidentemente c’è stato qualche problema di comunicazione. Grazie ancora.

    Saluti
    L’Isclano

  3. Possiedo una bellissima opera del maestro
    Titolo: LE TENTAZIONI DI SAN ANTONIO
    OLIO SU TELA FIRMATO ON BASSO A DX

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