Abusivismo a Ischia, la Stampa ne parlava già nel 1977

Ischia ha avuto e ha a tutt’oggi un rapporto difficile con l’abusivismo edilizio. A partire dagli anni ’50, ma anche negli ultimi due decenni, il nome dell’isola verde è stato spesso accostato a pratiche certamente non in linea con la legge. Pratiche che hanno irrimediabilmente usurpato macchie di verde mediterraneo e stravolto nei fatti la fisionomia di un’isola che nei decenni è stata sempre più vittima del cemento selvaggio.

Ischia e l’abusivismo negli anni ’70

Il primo marzo 1977 il quotidiano ‘La Stampa’ pubblicava un articolo, firmato da Adriaco Luise, dal titolo “Un hotel di lusso a Ischia sui resti di una necropoli”. Il riferimento è ovviamente alla spiaggia di San Montano. L’articolo mostra che il legame tra l’isola verde e l’abusivismo è cosa conclamata ormai da decenni.

Ora anche i bambini invocano lo stop allo scempio edilizio dell’isola verde che registra il più assurdo fenomeno nella storia dell’urbanistica: non una delle costruzioni (e sono migliaia) sorte negli ultimi dieci anni in riva al mare o lungo i fianchi dell’Epomeo […] è munita di regolare licenza edilizia. Tutte abusive o innalzate in difformità dei progetti iniziali, sfuggite finora ad ogni sanzione. […] (I bambini) rivolgono un ingenuo, accorato appello alle autorità perché venga posto un freno agli usurpatori del verde e preservata la loro terra da ulteriori devastazioni e violenze. 

I bambini vogliono difendere il loro Castello (aragonese): sul vecchio maniero – posto sotto vincolo paesaggistico – stanno cercando di costruire 35 appartamenti 

(Ischia) nel prossimo futuro vanterà anche il triste primato del sacchetto indiscriminato di speculatori che non hanno esitato a costruire a Monte Vico, di Lacco Ameno, un lussuoso albergo sulle rovine di una necropoli.  

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Abusivismo a Ischia: tra clientelismo e un piano regolatore che non c’è

Va fatto però un appunto: Ischia e gli ischitani non hanno mai potuto disporre di un vero piano regolatore e di questo vuoto ne hanno approfittato il furbetto di turno incline alla speculazione alberghiera e alcuni politici spregiudicati, che – soprattutto tra gli anni ’60 e ’80 – chiedevano voti in cambio di “permessi”  (insomma, il classico “chiudo un occhio”. Vedi clientelismo).

Negli anni recenti le cose non sono chissà quanto migliorate, soprattutto pensando a chi ha costruito dal ’99 in poi, anno in cui l’isola verde è stata posta sotto vincolo paesaggistico. Parliamo, insomma, ancora di un contesto all’insegna di illegalità taciuta: non sorprende, così, che nei pressi di una spiaggia possano spuntare grandi alberghi dal nulla. Magari, e questa è storia recente, si abbatte prima la piccola bettola e poi – FORSE – l’ecomostro. Dimostrazione che è proprio il sistema a non funzionare.

Abusivismo a Ischia, la Stampa ne parlava già nel 1977
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