Il Monte Epomeo è tra i luoghi da visitare assolutamente dell’isola di Ischia. Amato dagli appassionati di trekking, l’Epomeo è tra i protagonisti della guida “Things seen in the Bay of Naples“, pubblicata nel 1928 e facente parte della collana edita da E.P. Dutton & Co. Si tratta di una collana incentrata sulla storia, i costumi e i luoghi di località turistiche di tutto il mondo.
L’autore del testo è Albert Glenthorn Mackinnon, firma anche di The Rome of the Early Church e di The Rome of the Medieval Church: Earlier Section. Nello stralcio che vi proponiamo, inedito in italiano, Mackinnon racconta un’escursione sull’Epomeo, tra visioni incantevoli, eremiti e stralci di storia. In un altro articolo troverà poi spazio la seconda e ultima parte che lo scrittore britannico dedicò a Ischia.
Ischia negli anni ’20: il Monte Epomeo con gli occhi di un turista britannico
Di seguito la traduzione, a cura di Alessandro De Cesaris, della prima parte dedicata all’isola di Ischia. Su l’Isclano è presente anche la versione originale inglese di questo stralcio.
Come sentinelle gemelle a cavallo della Baia, le isole di Ischia e Capri risaltano distinte nella luce. La prima ora sembra piuttosto innocente, nascondendo il proprio cuore appassionato sotto il suo abito di verde. La sua cima, l’Epomeo, ergendosi fino all’altezza di 2782 piedi, rimprovera silenziosamente il Vesuvio, suo distante rivale, quasi come a dire: «È ora che ti conformi ai costumi civili del ventesimo secolo, e che ti comporti come una montagna rispettabile. La parola d’ordine d’oggi è la Pace, e io l’ho accettata».
Eppure, pur con tutta la sua apparente professione di tranquillità, io non mi fiderei troppo dell’Epomeo. Le memorie degli anni ’80 non sono dimenticate. Ci si arrampichi comunque fino alla sua cima, se si ha il tempo per farlo. Dei muli si possono ottenere facilmente e io consiglio una cavalcatura, per quanto cocciuta. La salita scoscesa, e nei pressi della vetta la dura roccia è scivolosa e richiede fiducia nel passo sicuro del tuo mulo. In seguito si sopporta molto, aggrappati al pomolo della sella, mentre si viene sballottati tra precipizi spaventosi e lungo il fianco di rocce che pendono come il tetto di una casa. Alla fine si raggiunge la cima, e lì ricevi il tuo benvenuto e il tuo premio.
L’eremita che non scendeva dall’Epomeo da 50 anni
Il primo è dato da un vecchio eremita. L’Epomeo sembra generarli, poiché non gli manca mai un essere antidiluviano di questo genere. Mentre ero lì il vecchio monaco disse che non scendeva dalla montagna da cinquant’anni. Aveva svolto il proprio apprendistato, poiché quella era all’incirca l’età e l’esperienza che il posto richiedeva, e ora egli era il vecchio eremita ufficiale dell’Epomeo. Doveva sicuramente esserci un successore in addestramento da qualche parte, nel caso di incidenti, perché l’eremita, come il buon vino, non si può produrre in un giorno, e la montagna sarebbe incompleta senza il suo vecchio sulla cima. Lui dà per scontato che sei venuto a vedere lui, e che sei più ansioso di vedere il suo giaciglio e il suo rifugio scavato nella roccia, piuttosto che di guardare il panorama.
La Baia di Napoli: un panorama stupendo, oggi come allora
Guardare il panorama è il tuo premio. Sotto di te giace l’intero panorama della Baia di Napoli. È meglio osservarlo dall’alto che dal basso, dal ponte di una nave. In qualche modo la cosa dona un sentimento di superiorità che ti pone in un buon rapporto con ciò che ti circonda: e per quanto tu possa aver dannato il tuo mulo durante la salita, dirai sempre ai tuoi amici: «La Baia deve essere vista dalla cima dell’Epomeo».
Non smettiamo di sprecare aggettivi sulla scena. Il dizionario ne ha solo un numero limitato, e ci serviranno tutti prima di aver finito; conserviamoli quindi per una descrizione più dettagliata. Sotto di noi si trova Casamicciola, le sue case bianche che costeggiano il mare. Sul lato della montagna si ritira e si restringe, con una grande ferita ancora presente sul suo volto dove l’Epomeo nel 1883 l’aveva colpita con un furioso terremoto, e ucciso 1700 suoi abitanti. Eppure, se la montagna qualche volta mostra un certo temperamento, essa mostra anche generosità, e fa ciò che può per riparare al male. Con la sua esplosione ha fatto fuggire terrorizzati i turisti e ha impoverito l’isola; ora dal suo fianco scorre un ruscello carico di zolfo che possiede proprietà curative per i reumatismi e altre malattie. Spruzza zampilli d’acqua direttamente dalle sue fornaci infernali, e i turisti, in particolare i mutilati e i claudicanti, sono tornati per essere curati.
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